giovedì 13 gennaio 2011

Manifesto di un negozio di dischi

Prima degli auguri vi ho lasciato con La Casa del Disco di Faenza, vi riprendo da lì perchè, forse si è già intuito..., quelle ragazze mi piacciono proprio! Ed è da un po' che volevo pubblicare il loro "Manifesto di un negozio di dischi":
Che lavoro fai?” “Gestisco un negozio di dischi”. “Davvero??? Nell’era del download?” Ogni santissima volta, me lo sento ripetere. E subito il senso di colpa esplode e circola fra i due nuovi amici, io, che gestisco un negozio di dischi, e l’altro, che scarica da emule come un forsennato. Che è come la Grande Abbuffata. Se avessi detto che sono E.T avrei ricevuto meno stupore, d’altronde oggi la tecnologia fa passi da gigante. L’era del download. quale era. quali generalizzazioni. E’ l’era del fast food, dello slow food, del vegetariano e delle sagre del cinghiale. C’è spazio per tutto. C’è chi scarica senza domandarsi cosa, c’è chi ascolta in streaming, c’è chi compra da itunes, c’è chi scarica perché non ha i soldi, c’è chi ascolta i CD, c’è chi ascolta le musicassette, c’è chi va matto per le edizioni limitate, c’è chi ascolta solo LP, c’è chi compra il CD e pure l’LP, c’è chi si porta il 45 giri ai concerti per farselo firmare dal cantante, c’è chi li chiama solo “vinili” perché “vinile” fa vintage mentre LP fa vecchio e basta, c’è chi ama la musica e se la gode con gusto, c’è chi ha rispetto per i musicisti e un lavoro portato alle nostre orecchie con spese e sacrifici, c’è chi soffre di bulimia da download e allora Sabato non è la sua festa. C’è spazio per tutti in questa era. Anche per noi, piccoli negozi di dischi.
Bello eh!?!?!?

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